“Vecchie storie d’amore” di Adolfo Albertazzi

Raccolta di 12 racconti pubblicata nel 1895.

"Vecchie storie d'amore" di Adolfo Albertazzi.
“Vecchie storie d’amore” di Adolfo Albertazzi.

Cavalleresche:

  • Il valletto ostinato
  • Il leardo
  • Liberalità di Messer Bertramo d’Aquino

Ascetiche:

  • La salvazione di Fra’ Gerunzio
  • Dio lo vuole!
  • Disperazione

Borghesi e signorili:

  • Agnesina (Sec. XIII.)
  • La fantasima (Sec. XIV.)
  • Un’opera di pietà (Sec. XV.)
  • Passione d’un gentiluomo veneziano (Sec. XVI.)
  • La dama fallace (Sec. XVII.)
  • Polso (Sec. XVIII.)

Dall’incipit del libro:

IL VALLETTO OSTINATO

Il castellano di Ripalta s’era allevato con amore un valletto di nome Ugo e con desiderio, esercitandolo a cavalcare e ad armeggiare, attendeva il giorno che lo armerebbe cavaliere. Né di quel bene del sire pe ‘l valletto ingelosiva madonna Ginevra, poiché la giovinezza di lei fioriva sterile ed il ragazzo, tenuto quasi in conto di figlio, le risparmiava i rimbrotti del marito.

Madonna viveva lieta; e l’amore del marito, le cacce e il conversare colle sue donne e cogli ospiti, le divagavano la vita uguale e solitaria del castello non meno che le faccende casalinghe cui essa accudiva umilmente, con fanciullesca mutabilità. Così, come rideva quando le galline, che al solo vederla chiocciando e sbattendo le ali le correvano dietro, si disputavano in frotta avida e litigiosa il becchime che gettava loro, rideva se a diporto il palafreno saltasse imbizzarrito o adombrato, o se nell’arazzo da rammendare le riuscisse peggio che lo strappo il rattoppo: mentre cuciva presso la finestra dalla quale scorgeva l’ampio paesaggio a basso e d’intorno, ella cantava e i villani, giù nella valle, udivano limpide e schiette le cadenze della sua bella voce.

Gioconda natura! Per essa madonna Ginevra era amata dai servi, quantunque fosse anche temuta perché gli occhi del sire vedevano tutto con gli occhi di lei e perché ogni capriccio di lei diventava la volontà del sire: solo Ugo il valletto la serviva baldanzoso e sicuro, e quando fallava sapeva vincerne lo sdegno fingendosi egli sdegnato e mesto; ond’ella finiva con immergergli le dita tra i capelli folti, per ridere. Ugo allora si divincolava e la guardava in un’occhiata.

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