“Il demonio muto” di Camillo Boito

Racconto pubblicato nel 1877 sulla Nuova antologia di scienze, lettere ed arti , Serie 2 v. 4, pp. 341-360

"Il demone muto" di Camillo Boito.
“Il demone muto” di Camillo Boito.

Dall’incipit del libro:

Il demonio muto

Nipote mio, ho compiuto quest’oggi i miei novant’anni, e ho fatto il mio testamento. Lascio quasi tutti i miei soldi, circa una ottantina di mila lire, a tua sorella Maria, che ha sette figliuoli ed è vedova, con il patto di passare tremila lire l’anno alla mia buona Menica, la quale è troppo vecchia e stanca per attendere agli affari.

Vero è che la mia buona Menica mi fa arrabbiare tutte le sante sere. Non vuole andare a letto prima di me, per quanto io ne la preghi e scongiuri; e mentre scrivo al lume di questa lucerna e ne smoccolo i lucignoli, ecco lì la tua zia, dall’altra parte di questa tavola, che dorme col gatto nero sulle ginocchia.

Da mezzo secolo si fa la stessa vita placida e dolce e tanto rapida che le settimane volano come giorni; e la mia cara vecchietta tutta linda, con la sua cuffia bianca inamidata, quando si sveglia e, alzando il capo, fissa a un tratto gli occhi ne’ miei, e mi dice: – Carlo! – mi fa ribollire nelle vene un sangue di quarant’anni.

Per conto tuo non hai bisogno di nulla. Sei solo, agiato e non avido. Ma sai che, sebbene io ti veda troppo di rado in queste montagne, pure ho sempre sentito un grande affetto per te, e lo meriti; e mi rincrescerebbe che, quando sarò volato via da questa terra, tu non avessi nessuna occasione di rammentarti dell’antico parente. Da parecchi giorni vado dunque intorno in questa casa mezzo diroccata per trovare un oggetto che possa non dispiacerti.

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