“Il Dio dei viventi” di Grazia Deledda

Romanzo del 1922.

"Il Dio del viventi" di grazia Deledda.
“Il Dio del viventi” di grazia Deledda.

Dall’incipit del libro:

IL DIO DEI VIVENTI

Iddio non è Dio dei morti, ma Dio dei viventi.
Marco, XII

Le cose erano andate come la famiglia Barcai sperava. Il fratello maggiore, Basilio, scapolo ma padre di un figlio illegittimo, era morto senza lasciare testamento. Così i suoi beni tornavano al fratello minore Zebedeo; il patrimonio Barcai si ricomponeva come ai tempi del vecchio nonno il quale aveva costretto due suoi figliuoli a farsi preti e una figlia a non prendere marito perché i suoi beni non andassero divisi.

E la tradizione prometteva di continuare perché Zebedeo non aveva che un figlio e la gente diceva che quel figlio era rimasto unico per volontà dei genitori nella speranza appunto che lo zio morisse scapolo.

Le cose erano dunque andate come si prevedeva e la gente, data la tradizione dei Barcai, non si meravigliava della poca coscienza di Basilio, il quale non aveva lasciato nulla al figlio, e che d’altronde era morto d’improvviso d’un male al cuore da lui sempre trascurato.

Nonostante l’eredità la sua morte aveva impressionato profondamente il fratello, col quale si amavano sempre come da bambini e si aiutavano negli affari e nelle vicende della vita. Abitavano la stessa casa divisa in due parti eguali col cortile in comune: una parente povera faceva i servizi a Basilio e poiché era molto vecchia la moglie di Zebedeo l’aiutava.

La sera dopo il funerale Zebedeo uscì di casa tutto incappucciato e andò dall’amica del fratello.

Il suo pensiero fisso era di aiutare in qualche modo lei e il ragazzo: la sua coscienza glielo imponeva nettamente.

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