“L’amante lontano” di Roberto Bracco

Dramma in tre atti rappresentato, la prima volta, al Teatro Nazionale di Roma, dalla Compagnia di Emma Gramatica, la sera del 17 aprile 1916.

"L'amante lontano" di Roberto Bracco.
“L’amante lontano” di Roberto Bracco.

Dall’incipit del libro:

ATTO I.

Un salotto.

Una porta centrale in fondo, che dà in un corridoio. Due porte nella parete sinistra, una nella diritta. Il vano d’una finestra piuttosto ampia taglia l’angolo da questo lato.

Niente eleganza. Pochi mobili, vecchi. Lateralmente alla porta che dà nel corridoio, due consolle simmetriche. – Sulle consolle, un po’ di chincaglie. Ai muri, qualche gruppo di fotografie sbiadite.

Verso la sinistra della stanza, un canapè con a un fianco un’alta testata. Davanti al canapè, un tappeto. Verso la destra, un solido tavolino. – Qua e là, seggiole svariate.

SCENA I.
(Le imposte della finestra sono chiuse. La stanza è scarsamente illuminata da due mozziconi di candele che ardono nelle bugiette di metallo poste sul tavolino.)

MICHELE. (viso asciutto e angoloso, occhi grandi e mansueti, capelli scompigliati, un po’ a zazzera, mustacchietti incolti e spioventi sul labbro superiore. – Una giacchetta scura e frusta, cui manca qualche bottone; una camicia rozza con un colletto floscio, senza cravatta; un paio di calzoni malandati, che mostrano l’impronta rigonfia dei ginocchi. – Con in mano una penna, è seduto presso il tavolino, su cui, tra i due mozziconi di candele, sono un gran numero di foglietti di carta leggeri e una bottiglietta che gli serve da calamaio. – Pensa, e scrive. – Poi, borbotta:) È inutile: vado a tentoni. (Legge le ultime parole che ha scritte:) «Quadro trentunesimo. La piazza del villaggio. La farmacia. La caserma dei carabinieri. La chiesetta col suo bravo campanile. – Fanno corona intorno le colline ammantate di verde». (Osserva:) In cinematografia, il verde non si vede; ma questo non importa. Io ce lo metto. (Continua a leggere:) «Giorno di festa. La campana della chiesetta dondola e squilla». (Osserva:) In cinematografia, le campane non possono squillare, ma… io ce lo metto. Procediamo. (Scrive, pronunziando le parole:) «Il cerretano, che pocanzi è stato preso a calci dal farmacista, si avanza nel centro della piazza tra la folla dei curiosi, e sale sopra una sedia per arringare». (Osserva:) Una sedia nel centro d’una piazza?! Bè, questo in cinematografia è ammesso. (Pausa.) Cerchiamo di figurarci il quadro. (Si alza e suggerisce a sé stesso:) Il cerretano si avanza tra la folla dei curiosi… (Esegue, camminando, gesticolando, ergendo la testa, voltandosi di qua e di là. Indi, costruisce con la fantasia:) Qui, naturalmente, tutti, a gran voce: Parli! Parli! Lasciatelo parlare!…. E lui, trovando, per caso, una sedia nel centro della piazza, tàffete….!! (Accenna ratto di salire su una sedia immaginaria.)

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