Dramma diviso in un Prologo, tre Parti, e sei Quadri.
Versione teatrale del romanzo “Il mio cadavere” di Francesco Mastriani.
Dall’incipit del libro:
PROLOGO.
La mendicante.
Stanza rustica con due porte laterali, una da strada, e l’altra che mena ad una contigua stanzetta. In fondo una cassa-panca, una sedia a bracciuoli, un tavolino su cui un candeliere di creta, ed un panierino con esca, pietra focaia, e zolfanelli.
SCENA I.
Rosa, indi uno stradiere, che porta due involti,
ed un sacchetto di farina suggellati.
ROSA. (che sta naspando del ruvido filo) Eccoci alle 23 ore… ha già suonato la preghiera della sera la campana del vicino Eramo… ci siamo, a mio marito non resta che un’altr’ora di guardia: finalmente avremo due giorni di quiete, che il vederlo lontano da me in un posto così pericoloso, ed in tempi così cattivi, mi mantiene in continua agitazione… (vedendo entrare uno stradiere gl’indicherà il tavolino sù cui questi dovrà deporre la roba che porta) Oh! Sei tu Giorgio? Altra roba da controbando! Ponila su quel tavolino, e dì a Giacomo che faccia presto a venire. (lo stradiere via) Ma è pur ostinato quel mio marito in tener d’occhio tutto ciò che si mette sulla sua via: alle volte è necessario il farla da cieco, e specialmente oggi.
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