“Il pievano” di Augusto Jandolo

Augusto Jandolo (1873-1952) è stato un poeta e scrittore italiano. Ha scritto romanzi, saggi e commedie in dialetto e in lingua. (da Wikipedia)

Bozzetto drammatico in un atto pubblicato nel 1903.

Dall’incipit del libro:

"Il pievano" di Augusto Jandolo.
“Il pievano” di Augusto Jandolo.

ATTO UNICO.

Sacrestia severa e mistica della chiesetta di un villaggio alpestre. Tre porte laterali: quella a sinistra mette nell’abitazione del parroco, di quelle a destra, la prima in chiesa, la seconda nella camera di Felicita.

Lungo tutte le pareti un cassabanco alto di legno intaglialo. In fondo, nel mezzo, una grande immagine della Vergine con mensola e vaso da fiori. In fondo, nell’angolo a destra, il cassabanco è rotto da una breve entrata che dà nell’orto.

A sinistra una larga finestra con tenda turchina Inginnocchiatoio ampio sormontato da un grande crocifisso con avanti una severa lampada che scende dall’alto. A sinistra un piccolo canterano con sopra un quadro rappresentante il ritratto di un uomo anziano, coperto da una tendina.

Pure a sinistra, quasi in mezzo alla scena, seggiolone a grandi bracciuoli, a fianco del quale si trova un piccolo tavolo con breviario ed altri libri liturgici: Un orologio a cassone. Uno sgabello. – È notte.

All’alzarsi della tela si udrà picchiare ripetutamente alla porta dell’orto. L’orologio suona le quattro. Dopo un po’ Felicita scende da destra.

FELICITA. (ad alta voce) Chi è? Un momento! (attraversa la scena; borbottando va alla porta e domanda di nuovo:) Chi è?

GIOVANNI. (di dentro) Aprite! Ho bisogno di parlare al pievano.

FELICITA. Santa fede! Ma a quest’ora, dorme!… (tira il chiavistello. La porta si spalanca lasciando vedere la campagna nella quiete dell’alba.) Ohi! entrate! Che volete?

GIOVANNI. (entra. Si sarà tolto il cappellaccio e lo girerà tra le mani con aria impacciata. Potrà avere cinquantacinque anni, ma ne dimostra assai più. Porta le ciocie e i calzoni corti fin sul ginocchio. La camicia che dove non è rattoppata è lacera, lascia vedere una pelle bronzina, grinzosa, quasi incartapecorita. Dall’espressione del volto, dai movimenti, dall’incedere, traspare qualche cosa di accasciato, di avvilito che sorprende.) Voglio vedere il curato.

FELICITA. Potevate aspettare che si facesse giorno. Fra un’ora s’apre la chiesa… Ma che avete, vi sentite male?

GIOVANNI. No. Ho corso un po’ troppo ed ho bisogno di riposarmi… (siede.)

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