Romanzo del 1906.
All’nterno dell’ebook uno Studio preliminare sull’Opera di Alberto Cantoni di Luigi Pirandello.
Dall’incipit del libro:
L’OPERA
DI ALBERTO CANTONI
I.
È nota a tutti, forse, l’avventura di quel povero campagnuolo, il quale, avendo sentito dire al parroco, che non poteva leggere perché aveva lasciato a casa gli occhiali, alzò l’ingegno e concepì la peregrina idea che il saper leggere dipendesse dall’avere un pajo d’occhiali. E si sa che il povero uomo se ne venne in città ed entrò in una bottega d’occhialajo, domandando:
– Occhiali per leggere!
Ma poiché nessun pajo d’occhiali riusciva a far leggere il pover’uomo, si sa che l’occhialajo, alla fine spazientito, sudato e sbuffante, dopo aver buttato giù mezza bottega, gli domandò:
– Ma, insomma, sapete leggere?
Al che, meravigliato, il campagnuolo:
– Oh bella! E se sapessi leggere, sarei venuto da voi?
Orbene: di questa ingenua meraviglia del pover’uomo di campagna dovrebbero avere il coraggio e la franchezza tutti coloro che, non avendo né un proprio pensiero né un proprio sentimento, credono che per comporre un libro, o di prosa o di versi, basti semplicemente mettersi a scrivere a modo d’un altro. Alla domanda: – «Ma, insomma, avete qualcosa di proprio vostro da dirci?» – dovrebbero avere il coraggio e la franchezza di rispondere: – «Oh bella! E se avessimo qualcosa di proprio nostro da dire, scriveremmo forse così, a modo d’un altro?»
Ma comprendo che questo sarebbe veramente un chieder troppo. Basterebbe forse che, almeno, questi tali non s’indispettissero tanto, allorché qualcuno fa notar loro, pacatamente, che nessuno vieta, è vero, l’esercizio di scrivere o di trascrivere in una certa maniera, ma che questo esercizio significa, che non si hanno occhi proprii, bensì un pajo d’occhiali tolti in prestito altrui.
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