“L’indifferente” di Matilde Serao

Racconto lungo, pubblicato sulla Nuova antologia di scienze, lettere ed arti, nel 1894 (Serie 3 v. 52, pp. 81-103, 272-290, 458-475)

Dall’incipit del libro:

"L'indifferente" di Matilde Serao.
“L’indifferente” di Matilde Serao.

Matilde Serao
L’indifferente

I.

Il convegno di amore era finito. Giorgio si chinò per darle un leggero bacio sui capelli, uno di quei baci distratti delle anime già distaccate, già lontane, mentre ella cercava nella borsa di velluto i sette cerchiolini d’oro, con una perlina attaccata ad ognuno, che ella riponeva lì, ogni volta. Li cercava con le dita un po’ molli, con gli occhi pieni di stanchezza sognante e li infilò al braccio, macchinalmente. Cercò ancora, nella borsa: e a un tratto ella diede in un grido sordo e parve vacillare:

– Che è, Anna?

– Oh Dio!… Dio!… Dio! – balbetto lei, cercando una sedia per non cadere.

– Ma che è successo? – domandò Giorgio, prendendole le mani ancora senza guanti e sentendole gelate.

– Dio… Dio… ho dimenticato… – e soffocava col viso sconvolto dalla paura.

– Ma parla, parla! Che hai dimenticato?

– Ho dimenticato il tuo biglietto…

– Dove? Dove?

– Nella tasca della mia vesta da camera. Ah! – e un altro grido sordo le uscì dal petto.

– Perdio! – disse lui impallidendo e mordendosi il mustacchio.

Si guardarono un istante, muti, smorti. Anna con gli occhi pieni di terrore e di desolazione, egli preoccupatissimo non sapendo che dirle.

– Io sono perduta – proruppe ella, e si nascose il volto fra le mani.

Egli si torceva il mustacchio, molto nervoso, molto seccato, maledicendo già la smania di scrivere che hanno tutti gli amanti.

– Sei sicura di averlo dimenticato?

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