Racconto lungo pubblicato nel 1883 sulla Nuova antologia di scienze, lettere ed arti, Serie 2, v. 39, pp. 75-101, 262-286, 477-508
Dall’incipit del libro:
Parte Prima.
I.
In quel giorno il palazzo Viscardi, sede della nobile famiglia Viscardi di Castel-Viscardo, aveva una fisionomia tutta diversa dal solito. I servi podagrosi e sonnolenti si erano svegliati un istante, spazzavano e spolveravano con ardore, mentre la marchesa Lucrezia stava in grande conferenza con don Eusebio Ferrante, il legale della famiglia. La Laurina correva in libertà da una finestra all’altra per osservare se la zia monaca arrivava. Era cosa rara che la giovinetta si mostrasse così alla finestra, e se per la via vi fossero stati passeggieri, ne avrebbero fatto, al certo, le meraviglie.
Pel solito al palazzo Viscardi si udiva volare una mosca, tanto era la quiete che vi regnava: situato in una via solitaria della città, serbava ancora un aspetto imponente, e quando il portone massiccio e nero rimaneva spalancato, si vedeva il gran portico deserto e gli alberi del giardino a destra mossi dal vento; ma il portone stava quasi sempre chiuso, tanto che il vasto edificio aveva quasi l’aspetto di un convento.
In quel giorno invece pareva, o voleva parere in festa; tutti, del rimanente, avevano perduto un poco la tramontana, tanto la decisione di suor Rosa Maria era giunta impreveduta. Il marchese Landolfo, marito della marchesa Lucrezia, era partito sino dal giorno innanzi per recarsi a Roma a prendere la cognata: la gravità del caso faceva rumore, e ne ragionavano persino tra loro i domestici scandalizzati. La sola Laurina, che viveva quasi esclusivamente colla sua vecchia istitutrice, era contenta che giungesse in casa un’altra persona della famiglia.
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