“Una tara ereditaria” di Angelo Bertoli

Racconto pubblicato nel 1938.

Dall’incipit del libro:

"Una tara ereditaria" di Angelo Bertoli.
“Una tara ereditaria” di Angelo Bertoli.

UNA TARA EREDITARIA

I.

Era una crucciosa giornata d’autunno. Pioveva, ma fosse stata quella pioggia che con cieca rabbia si scaglia aggressiva rivoluzionaria, direi quasi teatrale, che dà spettacolo di sè quando batte in terra e rimbalza e allaga e mette in fuga uomini e bestie, dominando le strade per spazzarle da tutte le brutture.

No. Tanta liberalità Giove Pluvio non era disposto a prodigare in quella mattinata d’ottobre.

Era per contro una pioggia volgarissima stracca svogliata, stupidamente insistente da più di ventiquattr’ore; una sudiceria delle strade, un fango attaccaticcio, e in fondo all’anima un’uggia pesante.

Il conte Armando Ferroni, rabbuiato in volto, si aggirava nel suo studio. Alto ed eretto della persona, dalla carnagione colorita, dalla folta capigliatura corvina, piccoli baffi arricciati in punta, bocca modellata stupendamente, dalle labbra turgide d’un rosa fiorente, dai denti bianchi aguzzi e bene allineati, una bocca fatta per amare e per essere amata; occhi neri e penetranti, guance piuttosto cave, in complesso figura magra ed asciutta non senza un’aria di persistente giovinezza malgrado i suoi quarant’anni d’età. D’un naturale melanconico, d’una fulminea impressionabilità, d’un’affettività torturante, egli si sentiva sballottato, per l’azione di chissà quali cellule e quali umori, tra poli opposti d’idee e di sentimenti. Da tempo soffriva atrocemente del toedium vitae.

Scarica il libro:

    

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.